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Old November 12th, 2021 #1
alex revision
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Default Vincent reynouard braccato dalla polizia inglese, da quella francese e dall’interpol

VINCENT REYNOUARD BRACCATO DALLA POLIZIA INGLESE, DA QUELLA FRANCESE E DALL’INTERPOL


11 NOVEMBRE 2021

Reynouard e Le Lay nel mirino

Ricordiamo che, nell’affare Cassandre Fristot, la Procura di Metz aveva fatto appello in modo ufficiale a questa brigata di repressione di crimini contro l’umanità per il semplice cartello di cartone portato il 7 agosto scorso dalla giovane insegnante in una manifestazione contro la tirannia sanitaria. Lo si vede, la realtà sorpassa la finzione. E in effetti questo ufficio specializzato ha fatto prova, così sembra, del suo zelo nel dossier Reynouard poiché in effetti, secondo nostre informazioni della cui veracità siamo assolutamente sicuri, poliziotti sia britannici che dell’Interpol hanno suonato il lunedì 25 ottobre verso le ore 16 (ora di Londra, 17 ora di Parigi) in fondo all’appartamento che occupava Vincent Reynouard per arrestarlo e probabilmente per intraprendere contro di lui una procedura di estradizione verso la Francia dove avrebbe dovuto scontare 23 mesi di prigione senza condizionale, senza contare eventuali altre condanne future poiché esistono ancora diversi procedimenti in corso. Cosa incredibile, Vincent, che è molto agile, abile e sportivo (fa regolarmente dei chilometri in bicicletta per impartire, sotto una falsa identità, i suoi corsi di matematica e di fisica a tutti quelli che glieli chiedono, ivi comprese, il che è buffo, delle famiglie ebraiche), ha aperto la porta ai poliziotti, e quando costoro gli hanno detto che erano venuti a cercare Vincent Reynouard, quest’ultimo, dopo aver declinato una falsa identità, si è messo a correre con tutte le sue forze, come Forrest Gump, ma un Forrest che ha un cervello, ed è riuscito per miracolo a sfuggire loro nascondendosi. Da quel momento, si trova alla macchia e non abbiamo sue notizie, se non quella che, a nostra conoscenza, nel momento in cui scriviamo queste righe, sembra essere ancora in libertà. Come il fuggitivo che lo sceriffo insegue e che vuole assolutamente ritrovare, morto o vivo. Per dire a qual punto la repressione si aggrava e che essa è ormai mondiale.

Si è parimenti appreso qualche giorno fa sul canale Telegram che gli inquirenti avevano rintracciato con certezza la città in Giappone dove abita attualmente Boris Le Lay, condannato definitivamente in Francia a 11 anni di prigione senza condizionale, niente di meno, per differenti reati di stampa legati esclusivamente alla legge Pleven e alla legge Gayssot. Tutto viene tentato dalle autorità francesi per ritrovare e far ritornare a forza in Francia il blogger bretone, e principale animatore presunto del sito assai radicale Démocratie participative, un sito che fa venire a certe comunità i sudori freddi!

https://www.andreacarancini.it/2021/...-dallinterpol/
 
Old November 29th, 2021 #2
alex revision
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LA MISTERIOSA SCOMPARSA DI VINCENT REYNOUARD


26 NOVEMBRE 2021

CHE FINE HA FATTO VINCENT REYNOUARD SPARITO DA UN MESE SENZA LASCIARE TRACCE?

Di Jérôme Bourbon, 17 novembre 2021

Da un mese ormai, Vincent Reynouard è sparito senza lasciare tracce. E ciò che è allarmante, è che a nostra conoscenza egli non ha contattato nessuno, assolutamente nessuno, dopo questo famoso lunedì 25 ottobre alle ore 4 del pomeriggio quando è riuscito a piantare in asso i poliziotti britannici e dell’Interpol venuti a prenderlo al suo domicilio. Né la sua famiglia, né i suoi amici, né i suoi collaboratori stretti. Neppure in modo indiretto o minimalista. È sparito dai radar. Si è volatilizzato. Non abbiamo oggi neppure la certezza che sia vivo o che sia libero. È tuttavia probabile che, se fosse stato arrestato, dei siti comunitari avrebbero esultato e si sarebbero sentiti in dovere di annunciarlo urbi et orbi, di gridarlo sui tetti, di rivendicare questa incarcerazione come una vittoria. Ciò che lascia pensare che egli non si trovi attualmente dietro le sbarre.

Ma vi è all’origine di tutto questo affare qualche cosa di strano, di insolito, se non di decisamente inquietante. Innanzitutto, non è da Vincent non manifestarsi, in un modo o nell’altro, per un intervallo di tempo così lungo. Gli sarebbe stato in effetti possibile scrivere una lettera per fornire notizie senza ovviamente divulgare il luogo dove si trova, e spedirla assai lontano dal posto dove si nasconde, di inviare un messaggio rassicurante ad un suo collaboratore, per poi sbarazzarsi immediatamente dopo del telefono per non lasciare tracce, o di passare per l’intermediario di una terza persona per dare un segno di vita. Ma fino ad ora non ha fatto nulla del genere. Non è così che aveva agito nel corso delle sue fughe precedenti nel 2008-2009 (in Belgio e in Francia) e di nuovo nella primavera 2015 (nelle Fiandre), prima di esiliarsi in Inghilterra, il 16 giugno 2015.

Cosa sappiamo di certo o di quasi certo fino ad oggi? La polizia britannica e l’Interpol (se è di costoro che si tratta) hanno suonato al suo domicilio il lunedì 25 ottobre nel pomeriggio. Vincent scende le scale, apre la porta. Vedendo i poliziotti che gli dicono che vogliono parlare a Vincent Reynouard, quest’ultimo declina una falsa identità, poi chiude subito la porta in faccia ai poliziotti. Poiché la porta non si apre dall’esterno, questo lascia il tempo a Vincent di risalire in tutta fretta nel suo appartamento, e di telefonare alle ore 15.44 ad un collaboratore stretto, certamente per avvisarlo della situazione e forse per chiedergli aiuto. Ahimè, quest’ultimo, che sta sul treno, non sente la chiamata. Vincent non lascia un messaggio vocale. Non ne ha il tempo. Prende rapidamente, a quanto pare, il denaro di cui dispone grazie alle sue lezioni private, lascia tutto sul posto (il suo telefono, i suoi documenti di identità, la sua patente, i suoi computer portatili, non prende il resto). Sentendo i poliziotti che sono finalmente riusciti ad aprire la porta d’ingresso balzare sulle scale fino al secondo piano, egli ha giusto il tempo di fuggire per il cortile interno del piccolo immobile che conduce all’uscita sul retro dell’edificio in modo da poter seminare i suoi inseguitori.

Una mezzora più tardi al massimo, l’amico, accorgendosi che Vincent Reynouard l’ha chiamato, il suo numero essendosi registrato sul cellulare, gli telefona subito. Cinque volte di seguito. Le quattro prime volte, la chiamata suona a vuoto. Ma la quinta volta, la chiamata viene rifiutata. Manualmente. In quel momento, vi è dunque qualcuno nell’appartamento. Chi? Con ogni probabilità, la polizia che era forse ancora sul posto in quel momento. Ma perché allora non rispondere alla chiamata? Questo è sbalorditivo da parte di poliziotti che inseguono un fuggitivo e che abitualmente non trascurano nessuna pista per ottenere delle informazioni, e soprattutto non una chiamata telefonica che potrebbe rivelarsi determinante. Più sbalorditivo ancora, la polizia non ha preso niente nell’appartamento di Vincent. Né i computer, né il telefono, né gli archivi, né i documenti di identità. Tutto, a quanto pare, è stato lasciato intatto. Non fa parte delle abitudini della polizia non raccogliere le eventuali prove incriminanti, non procedere a delle perquisizioni meticolose dell’alloggiamento della persona ricercata, non sequestrare né il materiale informatico né il telefono che possono talvolta fornire delle preziose informazioni.

Si ha la sensazione che manchino degli elementi al puzzle. Qualcosa non va sin dall’inizio, suscita un malessere, legittima tutti i sospetti, autorizza tutte le ipotesi. È sicuro che si tratti dell’Interpol? È in ogni caso ciò che ha dichiarato la proprietaria dell’appartamento, ripetendo ciò che le avevano detto i (veri o falsi) poliziotti britannici. È quello che afferma egualmente Sarah Cattan nel suo articolo molto lungo del 3 novembre per Tribune juive. Ma, qualche giorno dopo, non era proprio la stessa versione. L’account Twitter intitolato Jugé coupable (che è animato dal collettivo anonimo BTA: Balance ton antisémite) ha improvvisamente indicato che “Vincent Reynouard non ha un avviso rosso dall’Interpol”, contrariamente per esempio a Boris Le Lay esiliato in Giappone dal 2014, il che lasciava intendere che non è stata necessariamente l’Interpol che ha suonato il 25 ottobre all’appartamento affittato dal militante revisionista nella Greater London.

Ma se non è stata l’Interpol, chi è stato? La polizia britannica? Forse, ma su richiesta di chi? In quale contesto? Su quale base legale? Certo, a tutt’oggi, Vincent Reynouard è stato condannato dopo il suo esilio in Inghilterra a 29 mesi di prigione dalle autorità francesi per aver contravvenuto alla legge Rocard-Fabius-Gayssot. Ma non c’è attualmente un equivalente di questa legislazione antirevisionista nel Regno Unito. Come si può dunque motivare legalmente una richiesta di estradizione? Certo, come disse il compianto professor Robert Faurisson, “quando si tratta di lotta contro il revisionismo non c’è né fede, né legge né diritto. Tutto è permesso”. La caccia al revisionista è aperta tutto l’anno, non importa dove, non importa quando, non importa come. Del resto, gli anonimi analfabeti odiatori di BTA non si vantano di essere dei “cacciatori di antisemiti”? E evidentemente la loro caccia non è regolamentata. Essa non è limitata a certi orari e a una o a due stagioni dell’anno. Essa è permanente, selvaggia e brutale, si esercita di notte come di giorno, non è gravata dal rispetto delle convenzioni, della morale, della probità e della verità.

È tutto molto facile per qualcuno che sia determinato a spacciarsi per un ufficiale di polizia senza esserlo in realtà. Vincent Reynouard aveva raccontato in un video di come, circa cinque anni fa, quando si trovava già in Inghilterra, due uomini erano venuti a intimidire una persona del suo entourage restata in Francia, come l’avevano seguita durante il giorno in macchina, poi come l’avevano attesa davanti alla porta del suo appartamento, e poi, quando era arrivata all’ingresso, come l’avevano costretta ad aprire loro la porta e a comunicare loro sotto minaccia le coordinate telefoniche e l’indirizzo esatto del domicilio di Vincent nel Regno Unito. E chiaramente, in quel caso, non si trattava della polizia. I due uomini non ebbero d’altronde la cortesia di presentarsi né di declinare la loro identità.

Ancora più strano, Vincent aveva raccontato come, una notte, poco più di un anno fa, degli sconosciuti si erano introdotti a casa sua mentre dormiva, nel precedente domicilio che occupava nei pressi di Londra e avevano, a quanto pare, esaminato le sue cose, i suoi archivi, i suoi documenti, come se essi cercassero assolutamente qualche cosa di preciso, di importante, e se ne erano andati. Se ne era accorto perché aveva accuratamente chiuso la porta a chiave la sera, prima di coricarsi, se lo ricordava benissimo e la porta era aperta la mattina presto quando si era svegliato!

Si può dunque immaginare di tutto nel presente affare, e più il tempo passa più il silenzio diventa assordante. Ogni giorno che passa alimenta il dubbio, accresce l’angoscia. Poiché se non è né l’Interpol, né la polizia britannica che ha suonato a casa sua quel giorno, chi poteva essere? Ma chi? Potrebbe essere questo il famoso “chi” di Claude Posternak che apostrofa il generale Delawarde il 18 giugno su Cnews?

Nel momento in cui è andato incontro al suo destino lunedì 25 ottobre verso le ore 16 ora di Londra (17 ora di Parigi) per non riapparire forse mai più, Vincent stava mettendo ultimando uno studio approfondito e aggiornato sul dramma di Oradour-sur-Glane. Si apprestava a inviarmelo per posta elettronica come memoria difensiva nell’ambito di un processo che mi è stato intentato due giorni dopo, il 27 ottobre, in seguito alla pubblicazione su Rivarol del 2 settembre 2020 di un lungo articolo di due pagine intere sulle scritte verniciate sul memoriale di Oradour e sull’isteria che questo graffito realizzato di notte, dal 20 al 21 agosto 2020, aveva suscitato nella classe politico-mediatica. Vincent desiderava di realizzare un libro dettagliato e ricco di illustrazioni, un’opera che stava per essere ultimata di cui era felice e fiero e che contava assolutamente di pubblicare e di mettere in vendita prima di Natale. Egli aveva fatto, così mi aveva confidato, delle scoperte importanti, se non sensazionali, di cui era impaziente ed eccitato di far conoscere il contenuto ai suoi lettori e che, secondo lui, erano di natura tale da chiarire con una luce nuova tutto questo tenebroso affare. Infine, questo documento non mi è mai stato inviato, nemmeno tramite un intermediario, o per mezzo di questo o quel trucco, di questo o quell’artificio, di questa o quella astuzia di cui Vincent non è tuttavia avaro.


Tutto ciò decisamente non gli assomiglia, lui che, lavoratore accanito, e che non manca mai alle proprie promesse, ha sempre fatto l’impossibile, smosso mari e monti, per diffondere, pubblicare, trasmettere i suoi studi, i suoi lavori, le sue scoperte, le sue intuizioni, i suoi ragionamenti, i suoi argomenti per iscritto e con i video. In un modo assolutamente inspiegabile, non ha avvertito, né fatto avvertire da una terza persona, la ventina abbondante di allievi a cui faceva lezioni private e che si sono ritrovati dall’oggi al domani senza il loro professore, e senza alcuna notizia su di lui, allorquando le date erano state concordate, i corsi programmati, gli appuntamenti confermati. No, decisamente, tutto ciò non gli assomiglia. Certo, si capisce perfettamente che i primi giorni di una fuga si fanno le cose più urgenti e che la priorità è quella di nascondersi, di sopravvivere e che non si forniscono subito delle notizie. Forse questo silenzio prolungato si spiega solamente con la sua prudenza, la sua paura di essere reperito e acciuffato, un semplice principio di precauzione. Se dobbiamo coltivare l’ottimismo, questo è ciò che dobbiamo cercare di persuaderci. Ma oltre al fatto che questo non rientra nelle abitudini di Vincent, e non corrisponde affatto al suo modus operandi seguito fino ad ora, è passato un mese intero da che egli è scomparso nel nulla senza lasciare alcuna traccia, senza trasmettere il minimo messaggio, in maniera diretta o indiretta, franca o subliminale, per rassicurare la sua famiglia, i suoi amici, i suoi collaboratori, le sue relazioni, senza dare il minimo segno di vita. Ecco che affondiamo decisamente in un abisso di perplessità, anzi di angoscia. Ci sono dei silenzi che, quando si prolungano, sono ancora meno rassicuranti del ticchettio delle chiavi che chiudono a doppia mandata la cella di un prigioniero sfortunato.

https://jeune-nation.com/lectures/he...traces-rivarol

https://www.andreacarancini.it/2021/...ent-reynouard/
 
Old December 27th, 2021 #3
alex revision
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VINCENT REYNOUARD, VIVO E LIBERO, FORNISCE SUE NOTIZIE ![1]


Di Redaction Jeune Nation, 21 dicembre 2021

Domenica 19 dicembre 2021, alle ore 22:31, ora di Parigi, dopo quasi due mesi interi di silenzio, Vincent Reynouard, sempre in clandestinità, ha finalmente fornito sue notizie per rassicurare tutti coloro che si erano preoccupati dopo la sua sparizione di lunedì 25 ottobre dal suo appartamento della Grande Londra. Ecco il testo che egli ha scritto per i suoi amici e sostenitori e che egli desidera far comparire in esclusiva su RIVAROL. È un gran bel regalo di Natale che ci fa, anche se, certo, niente per lui è risolto e la sua situazione resta evidentemente assai precaria poiché è sempre attivamente ricercato dalla polizia britannica, che agisce, a quanto pare, su richiesta delle autorità francesi in vista della sua estradizione.

Ricordiamo che è stato condannato a 29 mesi di prigione senza condizionale dalla giustizia francese dopo il suo esilio nel Regno Unito il 16 giugno 2015. Egli ha più che mai bisogno delle nostre preghiere.

“Cari amici,

vi trasmetto finalmente mie notizie. Dopo essere sfuggito per un pelo ad un arresto, sto bene. Sono alloggiato in una piccola camera e, la sera, lavoro qualche ora in un locale.

Il 25 ottobre, due ispettori hanno bussato alla porta del mio domicilio per “parlare a Vincent Reynouard”. Ispettori che vi vogliono parlare, conosco. Nel luglio 2010, a Bruxelles, due ispettori mi avevano chiesto di seguirli per parlarmi e firmare un foglio. Li seguii. Firmai. La sera, dormivo in prigione…Lo scorso 25 ottobre, ho dunque giocato il tutto per tutto negando di essere Vincent Reynouard. Ho spiegato che costui era in Francia e che sarebbe tornato entro due o tre giorni. Gli ispettori sono ripartiti. Ma dieci minuti dopo, hanno bussato alla porta prima di aprirla, non so come. Ho avuto giusto il tempo di prendere un paio di scarpe e un disco esterno di soccorso che tenevo pronto in caso di necessità, e sono fuggito dal retro. Mi sono precipitato per le scale, sono saltato su una bicicletta che ostruiva gli ultimi gradini, poi sono corso fino a un giardino pubblico. Lì, mi sono liberato del giubbotto che gli ispettori avevano visto, ho recuperato una mascherina che giaceva a terra e sono partito per il villaggio vicino. Fino alla sera, ho girovagato…Ho vissuto un vero film!

Un’amica inglese mi ha accolto. Dopo tre settimane, mi ha trovato un lavoro presso un amico informato (parzialmente) della mia situazione, che dunque mi paga in contanti. Ho così potuto acquistare lo stretto necessario per vivere (biancheria intima, un cappotto, un paio di pantaloni, prodotti per l’igiene personale, un bollitore e una scodella…). Al mattino, a mezzogiorno e alla sera mangio del Weetabix (cereali integrali) con del latte in polvere, poiché questo non necessita né di frigorifero né di preparazione, ed è compatto.

Quanto tempo tutto ciò durerà? Non lo so. Nella mia situazione, vivo giorno per giorno. Degli amici hanno sgomberato l’appartamento dove vivevo e hanno depositato le mie cose in un luogo sicuro che mi è inaccessibile.

Malgrado tutto, non rimpiango nulla. Questa vita, l’ho scelta. Sapevo a cosa mi esponevo. Mi ero sempre chiesto che cosa avevano potuto provare i vinti che, nel 1945, fuggivano dopo aver perduto tutto. Benché la mia situazione sia infinitamente meno tragica, lo vedo un poco. L’esperienza mi entusiasma. Poiché il fatto di vivere giorno per giorno e di rimettermi totalmente alla Provvidenza mi dà una sensazione di libertà immensa, quasi infinita. Per riposarmi, non avendo che assai pochi mezzi di distrazione, medito. Questi due ultimi anni, avevo letto molto a questo riguardo, ma senza mai praticare, poiché tra i miei corsi e i miei video, vivevo a cento all’ora. Ormai, solo nella mia camera, pratico.

Insomma, sono molto felice e comprendo perfettamente l’insegnamento tradizionale secondo la quale la situazione esteriore non è niente, è il modo in cui lo spirito reagisce che è tutto. A 52 anni, senza famiglia e ricercato, vivo come uno studente indigente. Passerò il Natale solo nella mia camera, con i miei tre Weetabix e la mia tazza di tè. Potrei volermi impiccare. Potrei consumarmi nell’odio dei miei avversari. Ora, ai miei avversari, non penso mai; non sono stati e non sono che degli strumenti della Provvidenza. Ancora una volta, sapevo a cosa mi esponevo.

Mi ricordo del professor Faurisson che, nelle sue prime lettere, mi scriveva: […]”

Vincent Reynouard


[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://jeune-nation.com/actualite/a...-ses-nouvelles

https://www.andreacarancini.it/2021/...e-sue-notizie/
 
Old November 20th, 2022 #4
alex revision
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Sostieni l'eroe imprigionato Vincent Reynouard scrivendogli!


Vincent Reynouard è attualmente detenuto a Edimburgo, in Scozia, dove sta preparando la sua difesa contro la terribile cabala montata dall'ebraismo internazionale per estradarlo nella Repubblica francese.

Invitiamo i nostri lettori a dargli il loro supporto morale per posta:

Mr. Vincent REYNOUARD
HMP Edinburgh
Scottish Prison Service
33 Stenhouse Road
EH113LN EDINBURGH
Scozia
Regno Unito
Cell number : 160071


Non sei tenuto a firmare nominalmente la tua lettera se desideri rimanere anonimo.

La ricezione di numerose lettere indicherà alle autorità carcerarie, poi al governo britannico, che Vincent Reynouard non è solo, contrariamente a quanto affermano le autorità francesi. È sempre imbarazzante per uno Stato dover trattenere un uomo per motivi politici sotto proteste dall'estero.



Olocausto ? di Vincent Reynouard



Finalmente: la brochure di Vincent Reynouard (versione italiana) in pdf che gli è valsa 9 mesi di carcere.

http://holywar.org/Vincent_Reynouard_ITA.pdf
 
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